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Rimborsopoli a Torino: i grillini «andavano a manifestare in Val di Susa contro la Tav e si facevano rimborsare con i soldi dei contribuenti. Rivoluzionari a spese nostre»

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Beppe Grillo. Due consiglieri regionali del M5S indagati a Torino

Beppe Grillo. Due consiglieri regionali del M5S indagati a Torino

«Non so come quelle ricevute siano finite nei rimborsi». Neanche fosse uno Scajola dei poveri, il consigliere regionale del Piemonte Fabrizio Biolè, ex grillino, si difende così dalle accuse che gli sono state mosse dalla Procura di Torino per l’utilizzo “disinvolto” dei meccanismi di rimborso delle proprie spese. L’inchiesta “monstre” che sta sconvolgendo Torino (56 consiglieri regionali indagati su un totale di 60) per uso illecito dei finanziamenti pubblici («Peculato, finanziamento illecito dei partiti e truffa», spiegano dalla Procura) riguarda anche loro, i duri e puri del Movimento 5 Stelle: Biolè, ora uscito per divergenze “ad personam” con lo stesso Grillo, e Davide Bono, rimasto da solo e quindi capogruppo regionale di sé stesso. «Vi sono differenze anche rilevanti tra le varie posizioni individuali, sia per la causale dei rimborsi, sia per l’ammontare complessivo dei medesimi», si è affrettato a dichiarare il procuratore capo della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli. «Pertanto solo lo sviluppo e la conclusione dell’inchiesta, a partire dagli interrogatori di garanzia che si svolgeranno nei prossimi giorni, potranno consentire una più precisa e completa definizione di tali posizioni», ha detto. Sarà, ma intanto il terremoto giudiziario non sta risparmiando nessuno, neanche i grillini. L’unica cosa che sembra ormai assodata, dopo settimane di fughe di notizie e illazioni di tutti i tipi, è che l’inchiesta torinese è ben diversa da quella che nel Lazio provocò le dimissioni anticipate della Giunta di Renata Polverini. «Tutti hanno agito in un vuoto normativo che è stato colmato a inizio anno per un’iniziativa dello stesso Consiglio Regionale. Adesso non sarà più possibile ottenere certi tipi di rimborsi. Ma fino allo scorso anno una certa elasticità di interpretazione era all’ordine del giorno, nel pieno rispetto delle normative vigenti. Sarà difficile alla procura dimostrare la sussistenza di un reato, tecnicamente parlando», stanno già argomentando i primi avvocati incaricati della difesa dei consiglieri indagati. Anche dal punto di vista politico, nonostante il tentativo di fare dei distinguo “preventivi” da parte di Caselli, il raggio di azione dell’indagine è definito «troppo vasto» e quindi di scarso impatto reale. «Malcostume, mezzo gaudio. Tutti avvisati, mezzo salvati», ha scritto Bruno Babando sul suo sito Lo Spiffero. «Così l’impianto dell’inchiesta rischia di franare», ha spiegato. Se si sgonfierà la bolla di questa indagine che sta tenendo da mesi con il fiato sospeso la giunta di Cota, lo si saprà solo dopo i primi interrogatori di garanzia che cominceranno a metà maggio. L’impatto mediatico però è impressionante. Soprattutto per quelle formazioni, come il Movimento 5 Stelle, sempre pronte a fare la morale agli altri. Così, mentre tutti i partiti, più pragmaticamente, si affidano a noti studi legali piemontesi per tutelare il loro buon nome, i due grillini si stanno invece esercitando nella difficile disciplina dell’arrampicata sugli specchi. «Non appena mi sono accorto di questo rimborso non dovuto ho prontamente restituito il denaro, all’inizio dell’anno, e questo è quello che dirò ai magistrati», ha raccontato Biolè. Davide Bono, invece, aveva messo le mani avanti con una lunga mail inviata qualche giorno fa ai militanti e ai simpatizzanti. «Volevo informarvi sulla situazione delle “indagini” della GdF e ora delle analisi dei PM Gabetta e Beconi (cioè Caselli) sull’utilizzo dei soldi dei gruppi consiliari regionali», aveva scritto come incipit prima di dare la stura ad una lunga serie di cifre di soldi pubblici ricevuti e spesi.  «Il regolamento del Consiglio non prevedeva limitazioni e regolamentazioni nell’uso di questi soldi», ha scritto. Le note dolenti arrivano così solo in fondo al lungo messaggio: «Abbiamo fatto nei 3 anni un quattro-cinque errori contabili veri e propri», ha confessato. Pronte le prime reazioni politiche. «Bono, capogruppo 5S al consiglio regionale del piemonte, andava a manifestare in Val di Susa contro la Tav e si faceva rimborsare con i soldi dei contribuenti. Rivoluzionari a spese nostre. E questi sarebbero il nuovo che avanza, campioni di etica e moralità», ha scritto su Facebook il senatore del PD Stefano Esposito. Un attacco spietato ma anche prevedibile. Così come erano ampiamente previste le richieste di dimissioni già recapitate a Cota. Secondo gli osservatori delle cose piemontesi sembra essere infine proprio questo infatti il vero obiettivo della rimborsopoli scatenata da Caselli, la “terminazione” del governo regionale del centro destra, con buona pace del progetto della macroregione. Con alcuni effetti collaterali forse non previsti, come la figuraccia dei due grillini.

Pubblicato su L’Intraprendente il 19 aprile 2013


Archiviato in:politica Tagged: Beppe Grillo, Movimento 5 Stelle, no tav, renata polverini, Roberto Cota, Torino

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